Una nuova stagione di attenzione per gli emigranti italiani? Forse. C’è una vera volontà dello Stato italiano di un riconoscimento identitario delle comunità italiane all’estero? Forse. Dalle dichiarazioni di circostanza, in conferenze e convegni, si passa finalmente ai fatti concreti? Forse. Perché l’unica certezza e l’essere perplessi.
Essere in uno “stato di attesa”, infatti, è d’obbligo per le associazioni italiane di rappresentanza provinciale e regionale all’estero. E’ lungo – dura da decenni – il trend di insensibilità dello Stato italiano verso i “suoi” emigranti. Pertanto, certe dichiarazioni in pompa magna che esaltano l’emigrazione italiana sono percepite soltanto come “di facciata”, lontane da una vera considerazione che si tramuta in azioni concrete.
Certo è che, ancora una volta, in soli due mesi, sono arrivati grandi proclami sull’importanza degli emigranti italiani. A salire in cattedra lo stesso Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che così si è espresso, il 3 febbraio 2022, a Montecitorio, a Camere riunite, durante il discorso del suo secondo settennato: “Ai numerosi connazionali presenti nelle più diverse parti del globo va il mio saluto affettuoso, insieme al riconoscimento per il contributo che danno alla comprensione dell’identità italiana nel mondo”.
Bene, qualcosa in più rispetto a quanto detto sette anni fa, il 3 febbraio 2015, nel discorso del suo primo settennato da Presidente della Repubblica: “Ai connazionali nel mondo va il mio saluto affettuoso”.
Forse, e anche questo forse è d’obbligo, non sarebbe buona cosa una sua maggior considerazione sugli italiani all’estero? Noi lo auspichiamo.
Intanto, lontano dai discorsi di alta ufficialità, qualcosa sembra muoversi. Lo scorso 20 dicembre 2021, infatti, quale saluto ai lavori della 4^ Assemblea Plenaria della Conferenza Permanente Stato-Regioni-Province Autonome-CGIE, il Presidente della Repubblica si era espresso con parole confortanti:
“…si deve riaprire un percorso di continuità per assicurare un costante dialogo fra enti locali e rappresentanti delle comunità italiane e di origine italiana nel mondo”. Inoltre, “…un rinnovato impegno del Sistema Italia, nelle sue espressioni pubbliche e private, a partire da un potenziamento della rete diplomatica e consolare…”; e ancora “un mondo nuovo si apre a caratteristiche inedite della presenza italiana all’estero, con il fenomeno di “nuova mobilità” di migliaia di giovani – le cui esperienze potranno arricchire il nostro Paese – con le politiche di internazionalizzazione, di tutela dei diritti degli italianai all’estero, di dialogo con quanti guardano con interesse e ammirazione alle diverse espressioni della nostra società”; e per finire “…un caro saluto a tutti i numerosi italiani all’estero”.
“Non c’è che dire, sono dichiarazioni importanti – spiega Carlo Personeni, presidente dell’Ente Bergamaschi nel Mondo – Sembrano, però, che corrano su un binario parallelo rispetto alla realtà dei fatti. E’ da anni che ci lamentiamo della scarsa sensibilità dello Stato italiano nei confronti dei nostri emigranti. Basti pensare alla progressiva chiusura dei consolati; alla pesante burocrazia che pervade tutto l’iter amministrativo, in termini di autorizzazioni, certificati, visti, passaporti, documenti di quotidiana necessità per i nostri emigranti; alla mancanza di risorse alle rappresentanze degli italiani all’estero. E pensare che gli emigranti italiani sono stati, e sono, con le loro rimesse, i protagonisti dello sviluppo socioeconomico dell’Italia, un’importante risorsa. E, se l’emigrazione, che è in costante aumento, rientra in un normale processo di internazionalizzazione dei rapporti scolastici ed economici, lo Stato italiano, in primis il Parlamento, deve prenderne atto, riflettere e intervenire con “azioni di vantaggio” verso questo fenomeno”.
“La nostra linea è chiara, noi continueremo a fare pressione nelle sedi opportune per ricevere maggiori attenzioni – continua il presidente Personeni – Non ci basta sentir considerare gli emigranti italiani soltanto “la 21^ regione d’Italia”, come dichiarato dal Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, sempre durante l’assemblea Stato-Regioni-CGIE. Noi siamo una risorsa strategica, che va coinvolta, sostenuta, agevolata”.