Saluti e sorrisi online, e un arrivederci all’anno prossimo. Si è concluso lunedì 2 dicembre, la serie di “Incontri di familiarizzazione del dialetto bergamasco”, promossi dall’EBM, con il sostegno tecnico del Ducato di Piazza Pontida. Un’iniziativa di chiara promozione della “bergamaschità”, articolata in una dozzina di lezioni online, svoltesi da settembre a dicembre, sotto la guida di Giusi Bonacina, senatrice ducale e cavaliere jure pleno, con la supervisione di Silverio Signorelli e Fabrizio Dettamanti, entrambi esperti conoscitori della lingua orobica.
Un successo anche per questa terza edizione, che ha visto una solida partecipazione, con una media a “lezione” di 25 “corsisti”.
“Una bella “classe”, eterogenea, dalle diverse provenienze e conoscenze, che si è divertita molto a leggere insieme a me “I Rusteghi”, una commedia in tre atti di Carlo Goldoni, che a suo tempo ho tradotto nel nostro dialetto, ambientandola in terra bergamasca – sottolinea Giusi Bonacina – Una commedia con colloqui continui fra i personaggi, con una battuta dietro l’altra, che vuole immediatezza e una certa capacità recitativa. In questo hanno primeggiato le donne, più abituate a “recitare”, mentre gli uomini, seppur diligenti, sono stati dei “lettori” dei brani. Comunque, tutti fantastici.
Il successo la dice lunga sulla freschezza dell’iniziativa, che ha puntato a coinvolgere tutta la platea bergamasca, in particolare gli emigranti bergamaschi all’estero, permettendo così di rafforzare il legame con le proprie origini, quelle dei loro genitori e nonni.
Chiaro l’obiettivo: coinvolgere il pubblico bergamasco, in particolare gli emigranti bergamaschi all’estero, permettendo così di rafforzare il legame con le proprie origini, quelle dei loro genitori e nonni.
“L’Ente Bergamaschi nel Mondo assicura da 1967 anni un forte impegno a favore degli emigranti bergamaschi e delle loro famiglie – spiega il presidente dell’EBM Carlo Personeni – Fra i suoi vari compiti, si distingue la valorizzazione del dialetto e la promozione di numerose iniziative finalizzate a recuperare e tramandare la cultura popolare “made in Bergamo”, quale cordone ombelicale che lega i bergamaschi all’estero con la propria terra di origine. In questi anni si è percepito dai nostri Circoli e Corrispondenti sparsi nei cinque continenti un crescente interesse per riscoprire il dialetto bergamasco: dalle richieste di libri, poesie e commedie dialettali alla volontà di attivare una serie di lezioni online per rinfrescare nelle proprie famiglie residenti all’estero il dialetto delle origini, quello parlato nel paese nativo, e farlo conoscere ai figli e ai nipoti, per una sua conservazione nelle future discendenze. Gli incontri si sono inseriti in questo solco e hanno funzionato”.
“Sento il piacere, prima del dovere, di ringraziare Giusi Bonacina per l’apprezzabile impegno che ha riversato durante questa terza edizione degli “Incontri di familiarizzazione del dialetto bergamasco” – continua Personeni – Un chiaro segno di gentilezza, sensibilità e vicinanza verso il nostro Ente. Il Suo contributo è stato prezioso per il raggiungimento di un importante obiettivo che è nella nostra mission: fare memoria dell’emigrazione bergamasca. Interessante il contributo di idee e riflessioni che è scaturito dalle lezioni, ma anche le relazioni che si sono create durante gli incontri: un valore comune per il nostro Ente, un patrimonio che sarà nostra cura trattenere e sviluppare”.
Appuntamento, ora, a settembre 2025, con la 4^ edizione degli incontri, che verteranno principalmente sulla grammatica del dialetto bergamasco.
TUTELARE E DIFENDERE IL DIALETTO
Da una recente indagine è emerso che oltre il 44% degli Italiani, in una conversazione non programmata, passa dall’italiano al dialetto con estrema facilità. Gli Inglesi lo chiamano “code switching” oppure “code mixing”, quando i termini dialettali vengono inseriti in un discorso in italiano e viceversa. E’ un fenomeno spontaneo. In pratica, in uno stesso discorso ci viene naturale delegare al lessico locale le emozioni e i sentimenti racchiusi nei concetti che stiamo esprimendo o nelle esperienze che stiamo raccontando. Quasi avessero più forza.
Con la diffusione dell’istruzione e in seguito attraverso la televisione, negli ultimi cinquant’anni tutti abbiamo imparato a parlare in italiano. Ma possiamo senza dubbio affermare che il dialetto, pur se non è più lo strumento esclusivo di comunicazione quotidiana come negli anni passati, è tutt’altro che morto.
Anzi, è diventato una risorsa. Una risorsa comunicativa in più nel nostro bagaglio individuale, di cui servirsi quando occorre, proprio in virtù del suo potenziale espressivo.
Oggi, il suo prestigio sociale ha guadagnato punti: il dialetto non è più sinonimo di arretratezza e povertà socioculturale. Si è finalmente compreso che le lingue locali sono un patrimonio culturale plasmato nei secoli da tutti i popoli della nostra penisola e come tale va conservato e tutelato.
In questa direzione, l’Ente Bergamaschi nel Mondo ha promosso e organizzato una serie di incontri in dialetto bergamasco, senza la pretesa di essere un corso vero e proprio, ma un “salotto buono”, un circolo, dove fare una chiacchierata in dialetto bergamasco, fra amici, in particolare fra emigranti che, se anche vivono in altri Paesi del mondo e le lingue della terra di emigrazione, hanno caro ancora il dialetto della propria terra di origine, quella “lingua”, l’unica, parlata dalla sua famiglia.
Incontri per salvare il dialetto, per mantenere viva la lingua locale, il dialetto bergamasco.
Un nuovo atteggiamento, dunque, è da creare nei confronti del dialetto, che è una risorsa in più per la comunità. Quindi, va tutelato, difeso, coltivato, tenuto vivo per la nostra identità.