“Il viaggio più affascinante è un ritorno”, diceva Claudio Magris, in “Infinito viaggiare”.
E il “viaggio delle radici”, effettuato dal coro “Giuseppe Verdi” di Botuverà (Brasile), dal 21 settembre al 6 ottobre, a Bergamo, ha rappresentato un momento di fondamentale importanza per questi italo-discendenti, che hanno avvertito la necessità di avvicinarsi alle proprie radici, attraverso la ricostruzione della storia di famiglia, la visita ai luoghi in cui vivevano gli antenati e l’approfondimento della cultura d’origine.
Due settimane di immersione totale nella Bergamasca da parte di una ventina di “coralistas”, discendenti di quarta e quinta generazione delle 33 famiglie di bergamaschi emigrati dal 1876 in cerca di fortuna dalla Bassa Bergamasca e dal Cremasco.
Queste risalirono il fiume Itajaì e iniziarono a coltivare la terra. All’inizio quella campagna fu chiamata Porto Franco, poi Botuverà, che in lingua indio vuol dire “pietra preziosa” o “montagne brillanti”. Quei pionieri, alla luce degli archivi, si chiamavano Aloni, Betinelli, Bosio, Bonomini, Colombi, Comandolli, Pedrini, Molinari, Tirloni, Gianesini, Maestri, Merisio, Raimondi, Rampelotti, Dognini, Morelli, Tomio.
A Botuverà, nel 2007 è stato costituito un Circolo dell’Ente Bergamaschi nel Mondo, registrato come Circolo Bergamasco di Botuverà, fra i più attivi nella vasta galassia dei circoli dell’EBM nel mantenere vivo il legame con la terra di origine. Per il 90% la popolazione parla una lingua che è un misto fra bergamasco e portoghese; ha conservato le tradizioni orobiche, come il gioco delle bocce e della morra, ha gelosamente tramandato i piatti tipici della bergamasca, come la polenta, ma soprattutto “si sente bergamasca”. Talmente bergamasca che dal 1996, su autorizzazione del Papa, si celebra in vari momenti dell’anno la Messa in dialetto bergamasco; si organizza la “Festa bergamasca”, con canti e balli popolari; si elegge “Miss Bergamasca”; si sfila in passerella in costumi tipici bergamaschi.
Ebbene, questi pronipoti di bergamaschi emigrati a fine Ottocento In Brasile, sono tornati nella “loro” Bergamasca, dove hanno alloggiato all’Hotel Executive, accolti il primo giorno dal consigliere dell’EBM Valerio Bettoni, che già conoscevano per averli salutati nel 2007, a Bergamo, in occasione del Raduno Internazionale degli Emigranti Bergamaschi. Un soggiorno certamente per realizzare il progetto culturale “Coral Giuseppe Verdì 2018-2023”, approvato dal Ministero della Cultura del Governo Federale Brasiliano, ma anche per rivedere i paesi dei loro antenati e respirare un po’ di “bergamaschità”, cioè un insieme di valori, tradizioni, storie e culture, che i loro padri, nonni e bisnonni hanno mantenuto vivo nei discendenti attraverso la conservazione fra le pareti domestiche del dialetto bergamasco.
E questa lingua madre è stata lanciata a più riprese e in varie occasioni durante il soggiorno a Bergamo. E non sono mancate le sorprese.
Se per il coro “Giuseppe Verdi” gli obiettivi che sottendevano il viaggio erano diffondere il canto corale sacro, in dialetto bergamasco, quale segno di appartenenza ad una cultura che non si è mai spenta in quasi 150 anni, per i bergamaschi che li hanno ascoltati, apprezzati e applauditi, i canti liturgici in dialetto hanno generato in loro una forte nostalgia dei bei tempi andati, quando era cosa normale parlare in dialetto, in casa come nei posti di lavoro, ricordando, di contro, le forti pressioni statali che spingevano, e ancora spingono, per una uniformità linguistica – la lingua italiana in tutti i contesti e in tutte le relazioni – a discapito appunto del dialetto, relegato soltanto dentro le stanze di casa.
In molti di loro, al sentire quel suono dialettale così antico e familiare, è emersa la volontà di non farsi standardizzare dalla cultura linguistica imperante, spesso effimera, rilanciando invece il recupero del dialetto (come del resto fa da tempo l’Ente Bergamaschi nel Mondo), per preservare la propria identità bergamasca, fatta di storia, cultura, tradizioni, feste, cucina, lingua.
Ci è voluto il “ritorno a casa” di questi bergamaschi del Brasile per ritrovare un senso di appartenenza alla “casa bergamasca” che si stava affievolendo. Un esempio per tutti i bergamaschi che stanno perdendo la propria storia.
Da tutti coloro che li hanno ammirati nel loro soggiorno canoro un ringraziamento per il “viaggio di riscoperta della memoria” regalatoci dagli “amici” di Botuverà.
Nello specifico, la permanenza della corale in Bergamasca si è espressa a livello artistico nelle animazioni, con canti liturgici in dialetto bergamasco, di cinque Messe in altrettante chiese. Si è partiti il 23 settembre, nella chiesa di Sant’Aurelia (Boltiere), in occasione della “Messa della Vigilia” della festa patronale. Grande la partecipazione dei fedeli, richiamati con inviti alle Messe e locandine in paese dal parroco don Giuseppe Bellini, particolarmente felice di accogliere questo coro. Presente al completo l’amministrazione comunale, segno di grande rispetto per una così significativa presenza, che ha fatto dono al coro di alcuni libri di storia di Boltiere. Il 24 settembre, il coro si è trasferito al santuario della Cornabusa, a Cepino, di Sant’Omobono Terme, ricevendo anche in questo caso alti consensi, in termini di partecipazione alla Messa nella “grotta” (presente anche il sindaco di Sant’Omobono Terme, Ivo Manzoni, e il presidente del Ducato di Piazza Pontida, Mario “Smiciatot” Morotti)) e di critica. Qui, poi, il coro ha pranzato al ristorante del santuario insieme ai rappresentanti dell’Ente Bergamaschi nel Mondo, in testa il presidente Carlo Personeni e il consigliere Diego Rodeschini; al presidente della Comunità Montana Valle Imagna, Roberto Facchinetti, che ha fatto dono di alcune bandiere del santuario della Cornabusa con l’effigie di papa Giovanni XXIII; don Vinicio Carminati, rettore del santuario della Cornabusa e parroco di Cepino e Selino Basso; don Leone Messa, cappellano del santuario della Cornabusa e vicario interparrocchiale di Cepino. Proprio quest’ultimo, contraccambiando la statua della Nostra Senhora de Conceicao Aparecida, patrona del Brasile, regalata dai coristi, ha donato la statua della madonna della Cornabusa, “per avviare un’amicizia spirituale, anche se a migliaia di chilometri di distanza, nella fede e nella preghiera”.
Il 27 settembre, poi, il coro si è esibito nella chiesa dei SS Bartolomeo e Stefano, a Bergamo, trovando nel priore padre Angelo Preda e negli altri Frati Predicatori grande disponibilità e collaborazione. Quindi, trasferta a Sotto il Monte il 30 settembre, nella chiesa-santuario di San Giovanni Battista, per animare una Messa celebrata dal rettore del santuario don Claudio Dolcini e da don Sergio Gamberoni, direttore dell’Ufficio per la Pastorale dei Migranti della Diocesi di Bergamo.
A chiudere le animazioni liturgiche in dialetto bergamasco, il coro si è recato il 1° ottobre al santuario della Madonna di Altino, a Vall’Alta di Albino: la Messa è stata celebrata da padre Bruno Scuccato, dehoniano, insieme a padre Nelson Tachini, parroco di Botuverà e padre spirituale del coro, anch’egli dehoniano.
Prima della Messa, alle 8.30, in Municipio, il sindaco di Albino Fabio Terzi, insieme all’assessore al Commercio Davide Zanga e al consigliere per la Valle del Lujo Ubaldo Colleoni, ha accolto i coristi nella sala consiliare, con scambio di doni ed esecuzione di canzoni bergamasche. Un incontro su espressa richiesta del sindaco, che circa 15 anni fa era stato per lavoro proprio a Botuverà, raccogliendo un’ottima impressione, in termini di laboriosità e professionalità degli abitanti. Nell’occasione, padre Nelson Tachini ha benedetto l’ufficio del sindaco.
Oltre a visite guidate a Bergamo, Caravaggio e Brescia, nell’ambito di “Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023”, il 27 settembre, nel pomeriggio, il Coral “Giuseppe Verdi” ha incontrato le autorità provinciali, presso la sede della Provincia di Bergamo, in via Tasso; ed è stato intervistato anche da Paola Abrate di BergamoTV per un servizio giornalistico a loro dedicato.
La partenza del coro per il Brasile è stata salutata da membri dell’EBM.
“E’ stato un onore partecipare alla Messa al santuario di Altino con la corale “Giuseppe Verdi” – ha affermato l’assessore al Commercio di Albino Davide Zanga – I suoi membri continuano a parlare il dialetto bergamasco per mantener vivo il ricordo delle loro origini. Una cosa stupenda, che fa capire quanto noi dobbiamo ancora crescere nell’acquisizione di certi valori, che gli emigranti invece coltivano con forza e convinzione. Un signore del coro mi ha anche detto che, nel periodo della Seconda Guerra Mondiale, a suo nonno, nato sulla nave durante l’emigrazione dei bisnonni di Caravaggio verso il Brasile, ed agli altri bergamaschi a bordo venne fatto divieto di parlare in dialetto. Oggi, invece, le loro canzoni in dialetto li hanno portati ad esser un importante riferimento per tutto il Brasile e per noi bergamaschi un esempio da seguire”.
“È stato un grande onore per noi aver potuto offrire un po’ del nostro lavoro a questa affascinante e bella comunità bergamasca – ha sottolineato Fabio Maestri Bagio, referente del coro “San Giuseppe” – Si è creato un bel rapporto con loro: siamo fratelli con tutta la popolazione albinese”.
Una bella esperienza questo viaggio, per il coro e i bergamaschi che li hanno accolti. Un esempio concreto di “turismo delle radici”, che si muove verso l’interno, verso il centro, verso le origini. Un moto centripeto, cioè verso quello che già si conosce – o si dovrebbe conoscere – per restituirgli uno spazio adeguato nella propria vita, nella propria identità. Attraverso questo viaggio in Bergamasca del Coral, i confusi racconti delle proprie origini hanno preso una nuova concretezza, esprimono un orgoglio ritrovato.
Un viaggio aperto, non concluso, come tutti i viaggi.
Elenco dei “coralistas”:
Ademir Merizio, Alirio Luiz Colombi, Carlos Mario Pedrini, Edina Maria Pavesi Merizio, Eduardo Cunha (direttore), Eliane Bonomini Costa, Emmy Venturelli Nascimento Rosso, Fabio Maestri Bagio, Irtes Polonia Fachini Maestri, Marco Martinenghi, Miria Bonomini, Mirtes Maestri Maestri, Moacir Merizio, Nicia Maria Cestari, Nicolao Esperandio Maestri, Noemi Maria Bonomini, Rita Maria Bonomini Vanelli, Rozemari Fachini Paloschi, Salete Olalia Maestri Martinenghi